27 luglio 2012



IL Vino e la Sardegna

 

"non conoscete il Nepente di Oliena per fama?
 Ahi lasso! Io son certo che, se ne beveste 
un sorso, non vorreste mai piu' partirvi 
dall' ombra delle candide rupi e 
scegliereste per vostro eremo una di 
quelle cellette scarpellate nel macigno 
che i sardi chiamano Domos de Janas, 
 per quivi spugnosamente vivere 
fra caratello e quarterolo..."
Gabriele d' Annunzio, dall' opera "Osterie" 1909.



IL Vino e la Sardegna 

(Da "Sa Cucuchina Sarda" edito da Archivio Fotografico Sardo, Nuoro)

La vite e' presente nell' isola sin dalle epoche piu' remote. Alcuni studiosi affermano
che il vitigno Nuragus sia stato introdotto dai fenici nel VII secolo ac mentre
il vitigno vernaccia, certamente tra i piu' importanti e quello storicamente piu'
conosciuto in Sardegna e all' estero. Sicuramente e' autoctono. Il Moscato
probabilmente e' stato importato dai romani. Il Vermentino e il Monica, furono
importati forse dai genovesi o dai pisani. Gli spagnoli importarono (forse)
il Nasco, il Torbato e il Giro'. Al contrario di quanto si pensava, il Cannonau
e' autoctono anch' esso, e certamente anche il Carignano, chiamato anticamente
Karanu. Un aspetto molto importante da segnalare e' che molti di questi viticci
importati in Sardegna sono pressoche' scomparsi nella loro terra d' origine,
risultando coltivati soli in Sardegna. L' isola al centro del Mediterraneo
(la Sardegna) fu crocevia obbligato per tutte le potenze militari e commerciali
dell' antichita', questo entrare in comunicazione arricchi' la Sardegna di nuove
tecniche agricole e nuove specie: ovviamente anche gli invasori e i visitatori
appresero dai sardi la cultura della vite e l' arte di produrre il vino. Sono viticci
quasi tutti spariti dalle zone d' origine, che ora vengono
coltivati in prevalenza nell' isola. Quindi, l' interazione fra i sardi e gli altri popoli
del mediterraneo produsse certamente nell' isola un miglioramento nelle tecnice
di produzione e coltivazione, di cui pero' si arricchirono anche gli altri popoli.



Infatti in Sardegna entrarono in contatto culture come bizzantini e spagnoli,
come i francesi, i pisani e gli amalfitani (il formaggio greco "feta" prendeva
il nome dal "casu'e fitta" che si fa in Ogliastra). La Sardegna fu crocevia
importante anche per l' attivita' dei templari, la stessa Oristano e' di
edificazione templare, lo dimostra la forma delle chiese, la disposizione
della citta', l' architettura in se...
La Sardegna ebbe un periodo felice e di sviluppo agricolo fra il 1000 e il 1300,
in quanto nazione sovrana, governata da 4 citta' giudicali,
non doveva pagare tasse a regni esteri; i 100 anni di guerra per resistere alla
conquista spagnola pesarono tanto sulla societa' e sulla produzione agricola.
Pesarono anche i 7 focolai di peste che colpirono l' isola in quel secolo.
(Certamente pesarono tanto anche sulla Spagna, che perse nell' isola i suoi
cavalieri migliori, una parte consistente del suo esercito, 100 anni di
commercio e l' ultimo erede al trono del casato catalano).
Dopo la conquista spagnola, dopo la "normalizzazione", lo storico
Andrea Bacci parla della "Sardinia Insula Vini".



Passarono i secoli e sopprattutto i latifondisti conobbero il progresso
nella coltivazione e produzione enologica, fino al 1870, con l' arrivo
della filossea, un insetto proveniente dall' america che distrusse la
maggior parte dei vigneti. Si riusci' ad ovviare a questo inconveniente
innestando i nostri viticci su ceppi di "americano", l' unico viticcio
immune da questo parassita. Tutt' ora la Vernaccia di Oristano e' coltivata
solo su innesto, mentre in altri ambienti dell' isola
(montani, rocciosi, collinari) le vigne si salvarono, assieme al loro straordinario
patrimonio biologico.

Dagli anni 30 ad oggi la coltura della vite ebbe una crescita continua, fino
alla concessione delle quote per i vigneti.
Purtroppo tra il 1988 e il 1996, dopo l' introduzione del sistema delle
quote per possedere o impiantare i vigneti, e dopo le erogazioni di contributi
dall' unione europea per l' estirpazione dei vigneti, a cui, l' assenza colpevole
di un' adeguata politica regionale si persero 17000 ettari di vigneti in tutta l' isola.
Fortunatamente, in questi ultimi anni si assiste ad una ripresa del settore enologico
e vitivinicolo, con impianto di nuovi vigneti e con investimenti per la valorizzazione
di quelli vecchi. in questi ultimi anni si è registrato un nuovo incremento di consumo
dei vini supportato da alcune mode e da un recupero culturale nei confronti della vigna,
del biologico, della produzione locale. Oltretutto nelle "cantine" dei migliori ristoranti
d' italia e d' europa sono sempre presenti validissime scelte delle etichette regionali,
perche' apprezzate in italia e all' estero da un numero sempre crescente di estimatori.
Cio' dovuto soppratutto al turismo che ha fatto crescere la fama dei vini sardi prodotti
dalle cantine sociali e private. E' evidente che i visitatori che vengono nella nostra
isola per le vacanze conoscano oltre al mare della Sardegna anche il mito dei suoi vini
e dei suoi tesori enogastronomici. E' doveroso rispondere agli economisti intelligentoni
 che affermano che il turismo produce solo l' 8% del pil regionale, cifra ottenuta
calcolando solo il business prodotto da alberghi, campeggi e ristoranti.
Tralasciano l' indotto, che i 10 milioni di visitatori estivi sviluppano per tutto l' anno
ed il vantaggio d' immagine che si crea e si consolida nel tempo.
E la Sardegna il tempo lo conosce...



I vini sardi DOC (denominazione origine controllata) e DOCG (denominazione
origine controllata e garantita) contano olre un centinaio di etichette, produzioni di
gran pregio e con caratteristiche organolettiche e gusto-olfattive di gran qualita'.
Abbiamo in Sardegna numerosi IGT(indicazione geografica tipica), in vari dei
nostri vini compaiono anche altre sigle regolamentate dall' unione europea:
V.Q.P.R.D. (vini di qualita' prodotti in regione determinata) e con l' inserimento
delle lettere "L"."S"."F". che indicano vini liquorosi,vini spumanti e 
vini frizzanti.
La notevole qualita' dei nostri vini viene raggiunta non solo grazie al terreno
particolare, alle condizioni climatiche, alla "razza" del viticcio ivi coltivato,
ma anche grazie al miglioramento delle tecniche agronomiche ed enologiche.
Quindi controllo o limitazione dell' irrigazione, vendemmia anticipata, vendemmia
tardiva, e metodologie di fermentazione e invecchiamento.
Abbiamo quindi produzioni di vini moderni nel pieno rispetto delle tipicita'.
Abbiamo vini da tavola e vini sardi DOC o IGT che primeggiano al pari dei migliori
DOCG nazionali, questo rappresenta l' avanguardia della futura enologia in Sardegna.

I Gruppi dei Vini Sardi


Raggruppiamo i vini sardi a seconda del colore, del viticcio prevalente,
o della zona di appartenenza. Possiamo fare una prima
divisione per gruppi secondo tipologie:

1)Spumanti secchi brut da aperitivo e da pasto.
2)Vini bianchi da aperitivo e da tutto pasto.
3)vini rosati.
4)vini rossi.
5)vini da dessert secchi dolci e liquorosi, spumanti demi-sec e dolci,
vini da meditazione secchi e dolci.

Vini DOCG e DOC

In Sardegna sono state individuate 20 zone d' interesse vitivinicolo che hanno
preso il nome di vitigno tipico, per comodita' ci soffermeremo solo su quelle
del Campidano dal cagliaritano fino all alta valle del Tirso.
Quando il vitigno vien coltivato in larga parte dell' isola al suo nome viene
aggiunto quello dell' isola (Cannonau di Sardegna, Vermentino di Sardegna ecc).

1)Vermentino di Gallura.
2)Vermentino di Sardegna.
3)Nuragus di Cagliari.
4)Sardegna Semidano, con sottozona Mogoro.
5)Cannonau di Sardegna.
6)Carignano del Sulcis.
7)Monica di Cagliari.
8)Monica di Sardegna.
9)Mandrolisai.
10)Arborea.
11)Campidano di Terralba.
12)Alghero.
13)Vernaccia di Oristano.
14)Malvasia di Bosa.
15)Malvasia di Cagliari.
16)Moscato di Cagliari.
17)Moscato di Sardegna.
18)Moscato di Sorso e Sennori. 
19)Giro' di Cagliari.
20)Nasco di Cagliari.

Citiamo poi le aree IGT del Campidano: Marmilla, Parteolla,
Sibìola, Tharros, Trexenta, Valle del Tirso, Valli di Porto Pino.

Precisiamo che il nostro elenco, tratto da "Sa Cuchina Sarda" edito
dall' "Archivio Fotografico Sardo di Nuoro" non vuole e non puo' contenere
la totalita' delle etichette sarde.
Contiamo comunque di fornire un elenco apropriato, correlato di
foto, che possa mostrare chiaramente i nostri vini.

11 luglio 2012

 

La Prima Vendemmia della Storia

La Prima Vendemmia della Storia

Ho il piacere di raccontarvi di una scoperta sensazionale, di inestimabile valore storico.
Una scoperta che si intona perfettamente col momento culturale che vede l'Italia guida
nel settore vinicolo ed enogastronomico. Si tratta della Prima Vendemmia della Storia
dell' uomo.

La Città del vino nuragica scoperta nella valle del Tirso.

Nell'Oristanese le ruspe portano alla luce per caso le "enoteche" di 3200 anni fa.
Sull'area scavata per realizzare il ponte di "Brabau" e' stato rinvenuto un insediamento
dell'età del bronzo. Non un villaggio nuragico ma poche strutture di forma circolare
abitabili, non ad uso religioso o rituale. La datazione sembra in pieno periodo nuragico,
precedente all' eta' fenicia. La Prima Vendemmia della Storia dell' uomo in periodo
nuragico, forse coevo alla storia Bibblica di Mose' e dell' esodo attraverso il Mar Rosso.

Conoscevano i segreti del vino fin dall'età nuragica

Conoscevano i segreti del vino fin dall'età nuragica e nella terra,
culla storica della Vernaccia e delle prime civilta' sarde, forse era scritto nel Dna.
Già 3200 anni fa gli antichi oristanesi erano maestri di uva e fermentazione.Ma erano
anche abilissimi nella pesca, nella lavorazione dei metalli e del legno.
Tante conoscenze eabilità manuali venute fuori per caso nel cuore della valle del tirso.
Scoperta avvenuta nella realizzazione del ponte di Brabau,che collegherà Oristano
 e Torregrande alla costa di Cabras. Reperti che potrebbero realmente riscrivere
la storia del vino e della civiltà alimentare della Sardegna intera. 
La Prima Vendemmia della Storia dell' uomo, sicuramente letracce di vinificazione
piu' antiche mai rinvenute. Scoperta unica che troverà spazio nella letteratura
internazionale, le cui pubblicazioni faranno il giro del mondo nei prossimi decenni.
Un sito atipico, senza torre nuragica e senza monumenti, senza un pozzo sacro come
quelli di Santa Cristina e Santa Anastasia; ma costituito da fondi di capanna circolari,
nei quali sono rimaste le tracce e i reperti delle attività lì svolte.

Il Pozzo.

Presenti nel sito, alcuni pozzi per l' acqua, altri utilizzati come discarica.
Uno di questi pozzi si e' rivelato un vero "pozzo delle meraviglie" per i nostri archeologi.
Una fossa di un metro di diametro e quattro di profondità, un sottosuolo fangoso che
ha cementato cocci di terracotta, vasi interi, pesi per le reti. Conservati nel fango si sono
mantenuti benissimo centinaia di semi: legumi, cereali, noccioli d'oliva e semi d'uva e di
fico. Su questi ultimi reperti databili 3200 anni fa si è focalizzata l'attenzione degli
archeologi. La Sardegna può essere considerata la terra madre del vino, anche in epoca
 nuragica, c'era una notevole ricchezza e varietà di uve. Ma soprattutto c' era la diffusa
conoscienza dei segreti del vino. La concomitanza di semi d'uva e di fico assieme fa
supporre che già allora fosse seguito un sistema in uso fino a pochi decenni fa in  
Sardegna per rendere più alcolico il vino: al mosto venivano aggiunti dei fichi secchi in
modo da aumentare notevolmente la zuccherina, il grado alcolico e conservare meglio
il vino... Gli archeologi hanno in programma altre analisi, anche per conoscere meglio
l'origine dei vitigni, ma sono bastati i semi nascosti nel fango per accendere l'interesse
anche all'estero. La Prima Vendemmia della Storia dell' uomo, potrebbe essersi
svolta li, in eta' Biblica in cui la Bibbia ancora non parlava di Vino. Si sta sviluppando
sempre più quella branca dell'archologia che studia i vini e i cibi del passato,ma questa
scoperta potrebbe suscitare l' interesse anche nei cirquiti dell'enoturismo, attirando gli
appassionati di vino da tutto il mondo, come testimoniato dall' imprenditore vinicolo di
Cabras Paolo Contini.

Gli scavi.

Alla luce di questo immenso valore storico, i lavori degli studiosi devono andare avanti.
La costruzione del ponte di Brabau potrebbe aspettare ancora, ma una scoperta simile
merita l'attenzione di tutti noi. Sarebbe un reato fare finta di nulla, hanno ribadito il
presidente della provincia e l'assessore ai lavori pubblici. Da quì l'impegno delle
istituzioni a completare le ricerche nel sito, denominato "Sa Osa" e a consentire alla
ricerca scientifica di aggiungere qualche altro prezioso tassello alla misteriosa e
sorprendente storia dei nuragici della Valle del Tirso.
E' la Prima Vendemmia della Storia dell' uomo,
la storia di Sua Maesta' il Vino! (tratto da Unione Sarda 10-06-09)